



La preistoria del Monte Baldo
Per raccontare la preistoria del Monte Baldo dobbiamo risalire il tempo fino a circa 60-40 mila anni fa, in un’epoca caratterizzata dalla presenza dell’uomo di Neanderthal. L’Homo sapiens doveva ancora fare la sua comparsa in Europa e l’arco Alpino stava vivendo una pausa temperata durante l’ultima glaciazione wurmiana. L’avanzata e il ritiro della lingua glaciale atesina distrusse qualsiasi traccia delle precedenti presenze umane dal fondovalle fino a quote che superano i 1000 metri sul livello del mare. Proprio per questo motivo la maggior concentrazione a livello regionale di evidenze riferibili ad accampamenti di cacciatori-raccoglitori Neanderthal si trova a Passo San Valentino, vasta conca a circa 1400 metri di quota che è stata preservata dall’azione esaratrice del ghiacciaio atesino.
Tracce della presenza dei primi sapiens sul Baldo compaiono subito dopo la fine dell’ultima era glaciale, alla fine del Paleolitico superiore (fra 14 e 12 mila anni fa). Spicca di nuovo l’area di San Valentino, buona zona di caccia con abbondante presenza di acqua, a cui si aggiungono altre evidenze a malga Artillione, Madonna della Neve, Malga Campo e Pra da Stua, solo per citarne alcune.
Dopo la grande rivoluzione Neolitica, con l’introduzione dell’agricoltura e dell’allevamento, il Baldo restituisce tracce di frequentazione soprattutto alle medie quote e in particolare nella zona di Brentonico (il Neolitico va dal 5200 al 3300 a.C.). Dalla località “Castello” provengono infatti due asce in pietra levigata e al centro del paese è stato recentemente rivenuto e scavato un abitato che sorgeva sulle sponde di un piccolo laghetto dove oggi c’è il parco giochi del Palù.
Brentonico ha restituito importanti tracce di frequentazione anche nella successiva età del Rame (3300-2200 a.C.), tra le quali ricordiamo tre lame di pugnale in selce dalla zona del Bojom e soprattutto la statua stele di Brentonico, ritrovata in un muretto sempre in località “Castello” ed ora esposta nelle sale del Museo Civico di Rovereto. La statua rappresenta un corpo umano dalla vita in su; si notano soprattutto le braccia e le mani fra le quali si intravede un oggetto non più identificabile.
Durante l’età del Bronzo (2200-1000 a.C.) in tutta la Vallagarina, e quindi anche sul Monte Baldo, si assiste a un considerevole aumento dei siti archeologici. A Brentonico, oltre a un coltello in bronzo è stata rivenuta una spada, esposta ora presso il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto. Ma numerosi altri oggetti provengono da altre zone del Baldo trentino fra cui menzioniamo un’ascia in bronzo dalla Sorne di Brentonico, un coltello in bronzo da Malga Artilone, una punta di lancia da Malga Pra Alpesina e un’altra spada da Malga Acquenere. In questo periodo si tornano a frequentare anche le alte quote, probabilmente a scopo pastorale.
Nell’età del Ferro (X-II secolo a.C.) il Baldo continua ad essere frequentato e restituisce numerose testimonianze dal fondovalle sino alle quote più elevante. Sottolineiamo, ad esempio, l’importante ritrovamento dell’uomo della Busa Brodeghera, uno scheletro rinvenuto sul monte Altissimo sul fondo di un profondo inghiottitoio che recava accanto a sé anche alcuni oggetti metallici d’epoca retica fra cui un coltello in ferro munito di fodero e una spilla in bronzo.
A partire dal II secolo a.C. la cultura locale inizia ad essere fortemente influenzata da quella romana. È l’avvio di un processo definito “romanizzazione”, inteso come penetrazione di nuovi modelli culturali che precedono la definitiva conquista del territorio da parte dell’impero romano.