Il bosco: un ecosistema essenziale per la conservazione della biodiversità

Funzioni e principali tipologie presenti sul Monte Baldo

Ecosistemi essenziali per la conservazione della biodiversità ma non solo, i boschi arricchiscono il paesaggio e, proteggendo il suolo, riducono di molto i rischi di calamità naturali, quali frane e valanghe.

Sul Monte Baldo sono note 64 specie diverse di alberi spontanei o naturalizzati (poco più della metà rispetto all’Italia), che fanno parte del nostro patrimonio naturale. Ogni albero ha delle esigenze ecologiche ben precise e tende a formare delle comunità che caratterizzano il nostro territorio e costituiscono il nostro patrimonio forestale.

All’interno del Parco Naturale Locale del Monte Baldo, il considerevole dislivello tra i 218m del Lago di Loppio e i 2.078m d'altitudine della cima del Monte Altissimo di Nago, consente di poter osservare diverse fasce vegetazionali e con esse, varie tipologie di bosco partendo dalla fascia collinare arrivando a lambire la fascia alpica degli ambienti primitivi di alta quota.

Le quote inferiori sono caratterizzata dalla presenza di boschi termofili, in genere orno-ostrieti, dominati da roverella nelle zone asciutte e soleggiate e da carpino nero sui versanti più umidi e freschi. In questi boschi, discontinui e a lento accrescimento, a queste due entità si associano spesso  scotano, orniello, pero corvino e bagolaro. La rilevante termofilia di alcune aree rivolte a sud è confermata dalla presenza di stupendi prati aridi, che costituiscono una delle vegetazioni più interessanti, in vari casi impreziosite dalla presenza di varie orchidee. Sempre in questa fascia si trovano vaste porzioni di territorio occupate da coltivi e soprattutto da vigneti.

La fascia montana è dominata dalla faggeta, di cui è possibile individuare due distinte tipologie: una più termofila a contatto con gli orno-ostrieti e una invece con carattere spiccatamente mesotermo (che predilige temperature più rigide) alle quote più elevate. Nella faggeta termofila, rada e luminosa, al faggio si associano spesso entità della fascia sottostante. Tra i 1.000 e 1.400m di quota, su suoli freschi e profondi, si sviluppa la tipica faggeta montana di cui oggi però sul Monte Baldo rimangono solo alcuni lembi residui, a testimonianza di ben più estese formazioni esistenti prima del loro abbattimento per far posto agli attuali pascoli. I boschi rimasti sono ben sviluppati e rigogliosi, con il faggio sempre dominante, al quale solo occasionalmente si accompagnano altre specie arboree quali acero di monte e sorbo degli uccellatori. In questa fascia, mentre sono rari i prati falciati, appaiono molto diffusi i pascoli che cambiano aspetto in base alla quota, al substrato e alle pratiche colturali a cui sono sottoposti.

Salendo di quota troviamo gli arbusteti subalpini (mughete, rodoreti, alnete) e solo in parte da boschi di conifere (peccete, lariceti, abetine e cembreti) la cui presenza si deve quasi esclusivamente ai rimboschimenti artificiali. Alle quote più elevate si estende la fascia alpica, dove la vegetazione legnosa lascia spazio alle praterie primarie e agli ambienti primitivi di alta quota come rocce e ghiaioni.

A cura di Giulia Tomasi, sezione Botanica della Fondazione Museo Civico di Rovereto

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